Il “Festivalfilosofia” di quest’anno, che si è svolto dal 19 al 21 settembre 2025 a Modena, Carpi e Sassuolo, ha posto al centro la “paidéia”, ovvero l’educazione/formazione variamente declinata da parte dei vari studiosi, che si sono alternati nelle piazze, per affermare con forza la necessità di riflettere sul passaggio dal notum (memoria) al novum (futuro), considerando che il presente non vive una felice condizione.
La ricerca della paidéia si traduce in altre parole: cultura/e (nella dimensione evolutiva), potere e egemonia (attraverso un approccio critico), dissenso, resistenza, ragione, simbolo, ma anche: futuro, globale, intelligenza artificiale (come un intelligere responsabile). Si tratta di termini dicotomici avendo tuttavia presente una visione ricompositiva: libertà/vincolo (tentativo di innovare, accettare e confutare regole sociali); merito/uguaglianza (talento e creatività nella logica di pari opportunità educative); umanesimo/tecnica (crescita interiore e riflessioni critiche sui valori, in contrapposizione alla soluzione di problemi concreti, ma anche attenzione alla ricerca di un senso unitario); apprendistato/creatività (trasmissione del sapere e azione creativa); obbedienza/disobbedienza (regole, comandi, conformismo, ma soprattutto oltrepassamento e messa in discussione di assunti dati); media/società (centralità di un’informazione democratica); insegnamento/emancipazione (nodi cruciali per la trasmissione del maestro che favorisce la ricerca dell’allievo libero e capace di innovare).
Mi è sembrato di poter individuare un approccio al futuro, una modalità di porre l’uomo nel passaggio al civium, in cui il “noi” è essenziale/necessario per poter agire e interagire al fine di determinare la civile convivenza. È l’incontro con l’altro (Recalcati) che permette di imparare e continuare a “desiderare di sapere”, oppure quel sistema di domande che traccia l’ampio campo problematico, in cui soprattutto il disobbedire e criticare permette di crescere e diventare se stessi (Francesconi).
Vediamo alcuni spunti, non certamente esaustivi ma del tutto soggettivi, di intendere cosa è stata la specificità di questo “Festivalfilosofia”.
Parto dal pàis (Cacciari), inteso come ragazzo/fanciullo che entra nelle società: si tratta di un inizio cui offrire una testimonianza (memoria) di ciò che è stato fatto e che si potrà fare. È la centralità dell’educazione, da nutrix, nutrire, tirare su, allevare, istruire, formare come insegnare a “diventare capaci di imparare”. Quel pàis sarà lasciato all’esperire e innovare (l’invenire di Dionigi). Il passaggio successivo è certamente il magister, che ha la funzione di essere magis (più) e che dialoga sul modello socratico con gli allievi per l’educazione (Bonazzi). Ma quella funzione sarà poi lasciata alla capacità del pàis di interrogare (chiedersi i perché), intelligere (cogliere la profondità, il dentro delle cose e la relazione) ed in seguito invenire (inventare, creare il futuro), ancora Dionigi.
Questi termini offrono la conoscenza (memoria) non delle discipline specialistiche ma del fare, partendo da ciò che si sa e da ciò che c’è di buono ma anche di sbagliato in quello che è stato, e far sviluppare pienamente il fanciullo in formazione a seconda delle sue capacità e delle possibili e soggettive scelte. Sul ruolo del maestro, Recalcati si occupa di una “autorità non autoritaria” che “accompagna la formazione soggettiva senza imporre modelli precostituiti”, perché il suo compito è di illuminare. In ambito psicologico, Matteo Lancini si sofferma prevalentemente sul rapporto generazionale.
Il modello da perseguire è una virtù “senza contenuti” e senza ordine, come sarà il termine “caos”, la parola del prossimo anno, per individuare un mondo attraversato da dissoluzioni di vecchi ordini, eventi catastrofici e processi profondi di cambiamento in tutti gli ambiti della conoscenza: è quel sapere di non sapere (l’esemplarità socratica di Simona Forti), che non offre risposte definitive, ma rimane segnato da un’incessante inquietudine a cercare la giustizia e la verità. Oggi ci sono i sofisti, come quelli che operavano al tempo di Socrate, che esibiscono come dissidenti e controcorrente (attualità) prese di posizioni ideologiche, del tutto conformi ad un copione già scritto per accontentare il pubblico.
Sostiene Forti che si tratta di una esemplarità del tutto artificiosa: ammoniva Foucault che è nella parresia che “il parlante fa uso della sua libertà e sceglie il parlar franco invece della persuasione, la verità invece della falsità e del silenzio, la critica invece dell’adulazione”. Il dissenso è analizzato a proposito delle critiche al potere che si è sviluppato nell’est contro l’oppressione dell’impero sovietico (tempi che sembrano ritornare). Ordine e dissenso sono proprio le strade antitetiche per poter da un lato regolare, ma dall’altro individuare altre possibili soluzioni, come è accaduto nel passaggio culturale dell’evoluzione storica: dalla tradizione e dai simboli di un’epoca andata (fascismo), all’avvento di una cultura movimentista (post sessantottina), alle dinamiche attuali social (Esposito).
Certamente occorre valutare le disfunzioni che determinano la povertà educativa che pervade le nostre esistenze, come un accesso diseguale al sistema scolastico e alle relazioni educative, che compromettono lo sviluppo di competenze, autonomia e partecipazione (Saraceno). Su tutto però si erge la “crisi dello stare insieme”, determinata dal capitalismo cognitivo (Garcés) che oggi assalta tutti gli ambiti del sapere: l’educazione formale e quella informale, le risorse, gli strumenti, le metodologie. Nelle attuali società domina la paura, oscura e minacciosa, determinata da una sicurezza che è offerta attraverso l’innalzamento di muri. La soluzione è di “osare di non sapere”, cercando e trovando aiuto nell’altro: in gruppo si compone una piccola parte della conoscenza (Garcés).
Un problema cruciale è il rapporto con un contesto del sapere più ampio, ponendo l’attenzione sull’intelligenza artificiale, che per Ferraris è qualcosa di tecnico, non sensibile e emotivo. Del resto, sostiene Boyle, si tratta di un viaggio dialettico in cui la tecnologia è da affrontare con empatia, etica e personalità: rispettare le macchine nell’ottica della creazione di entità consapevoli con cui convivere. Certamente la soluzione non è a portata di mano, viste le difficoltà normative che stentano a seguire la rapidità dell’evoluzione tecnologica.
È determinante anche osservare con nuovi sguardi economia, tecnologia e potere, l’evoluzione del capitalismo politico e le trasformazioni della competizione globale, come sostiene Alessandro Aresu. Su questo versante anche Chiara Valerio affida alla riflessione scientifica e all’immaginazione letteraria quella confluenza di interessi per la costruzione collettiva del sapere. I mutamenti scientifici servono per ricostruirne la dinamica epistemologica e filosofica, con l’indicazione di Umberto Curi di insegnare soprattutto a pensare.
Si può concludere che è essenziale quell’insegnante intelligente, che insegni ad imparare ascoltando, ma anche ad affrontare da soli ciò che accade, che educhi alla trasmissione del sapere collaborando con le tecnologie generative e l’intelligenza artificiale (Francesconi).
Le piazze e le domande provenienti dalle stesse, quasi tutte di stringente attualità, delineano il senso di quella che è la paidéia, l’occasione di far emergere un senso critico ponendo i problemi man mano che si presentano, cercando di offrire l’esemplarità dei maestri del pensiero per proiettare la conoscenza verso confini non definiti o definibili a priori.
È l’azione della fondatrice del “Festivalfilosofia”, Michelina Borsari, recentemente scomparsa ed a cui è dedicata l’edizione 2025, che ha lasciato l’eredità dell’approfondimento della complessità e attualità dei fenomeni, impiegando l’intera sua vita per la realizzazione di questi incontri annuali. È stata definita genio senza genere, che aveva eleganza e gusto (Carnevali), ma che leggeva e studiava tutto ciò che occorreva per essere quel magister che indica la via per realizzare un tassello di sapere attento ai tempi (presente), ascoltando gli esempi del passato, per permettere al pàis di trovare la via del futuro.
L’idea positiva del festival filosofia 2025 di Modena, Carpi e Sassuolo da’ vita ad interessanti spunti e riflessioni al Sociologo Pasquale Martucci! (adr)
Grazie per il commento