L’Italia vanta il primato dello spopolamento e dell’abbandono di paesi che conservano tradizioni e testimonianze sociali e umane, sono portatori di cultura, saperi e storia.
Tra coloro che manifestano preoccupazione, cito Franco Arminio che ha introdotto il concetto di “paesologia”, l’invito a rispettare e visitare i paesi per accertarne l’esistenza, incontrare una persona anziana da ascoltare, perché “i paesi bisogna guardarli, andare a trovarli con passione, attraversarli e guardarli”. C’è poi l’antropologo Vito Teti, che nonostante l’abbandono scommette sul futuro: la comunicazione e internet fanno conoscere i paesi che devono acquisire di nuovo la voce, perché vivono fino a quando ci sono persone ad essi legate, fino a quando qualcuno ne avrà ricordo. C’è dunque bisogno di luoghi, dopo tanti non luoghi, di restanze e ritorni. Per lui la “restanza” è un fenomeno del presente che riguarda la necessità, il desiderio, la volontà di generare un nuovo senso dei luoghi.
Anch’io sono convinto che si possa fare qualcosa, magari utilizzando la modernità tecnologica, i servizi e le possibilità territoriali per esaltarne la ricchezza e la saggezza.
E proprio in tal senso, pochi giorni fa è stata posta in risalto sulla stampa l’iniziativa “Il Borgo dei Racconti”, un progetto, cofinanziato dalla Regione Campania, nell’ambito dell’azione di valorizzazione delle identità culturali immateriali del territorio con fondi del G.A.L., con la collaborazione della Scuola Holden di Torino, che si avvale dello sviluppo e del coordinamento dell’azione di Noema, Agenzia di Comunicazione di Salerno. Il progetto è già sperimentato da qualche anno ad Oliveto Citra; ora è promosso dai Comuni di Oliveto Citra, Colliano, Contursi Terme, Ricigliano e San Gregorio Magno.
In concreto, si tratta di proporre la visione dei racconti e dei volti dei protagonisti dei paesi negli angoli e nei luoghi di particolare significato: attraverso una App, i contenuti audiovisivi potranno essere fruiti con smartphone e tablet.
L’iniziativa è innovativa e la fase attuativa si completerà con l’installazione di postazioni in grado di trasmettere le testimonianze. Tutto questo si chiama: ricerca, racconto orale, tecniche di storytelling e Realtà Aumentata, ed è un percorso narrante attraverso una nuova modalità di vivere la storia e le tradizioni del passato, oltre che valorizzare i centri storici che necessitano di essere conosciuti. Dunque, proiettare la vita delle persone significa proprio far vivere quelle pietre e quel passato, che non deve restare muto e silenzioso ma sussurrare alle nuove generazioni ciò che ancora è determinante nella nostra cultura.
Al centro ci sono le storie di personaggi delle comunità locali, che con le loro parole e le loro esperienze di vita rievocano la storia, quella del loro paese, che serve anche a ricostruire la storia più generale. I temi riguardano: emigrazione, briganti, seconda guerra mondiale, terremoto, ma anche tradizioni, vita quotidiana, racconti della gente comune.
Narrare storie è una delle più importanti caratteristiche e prerogative dell’uomo, che intende comunicare ed interagire con gli altri. Tutti lo fanno, anche se ci sono persone che hanno particolari qualità nel narrare, raccontare. Non sempre però ciò che è detto è conforme al vero, spesso si tratta di invenzione e fantasia che serve ad amplificare e rendere più avvincenti i fatti. Ad ogni modo, basta trovare i dovuti riscontri e comparare le tante situazioni e i contesti in cui gli eventi sono accaduti, ovvero studiare contenuti ed avere capacità interpretativa.
Questo fa un ricercatore nello studio della cultura orale: parte dalla storia narrata e la confronta con la storia ufficiale; compara le situazioni accadute e i personaggi; costruisce così quello che molti storici definiscono microstorie, storie di vita che servono a spiegare, forse meglio di tanti documenti scritti, ciò che le persone comuni hanno vissuto nei lunghi anni della loro esistenza.
L’altro aspetto da considerare è il contesto, ovvero il luogo in cui quei fatti si sono svolti o ricordati, e cioè la comunità che ha visto affermarsi la vita delle persone, che hanno costruito una specifica identità, intorno alla quale uomini e donne hanno offerto la loro visione, narrato la loro storia. Dunque, al centro ci sono i paesi ricchi di bellezze, materiali ed immateriali, di monumenti e di vita; poi ci sono i loro abitanti che intendono valorizzare la loro comunità.
La progettualità territoriale costituisce un essenziale terreno di prova delle strategie da attuare. Ciò vale soprattutto per quei progetti che mettono in gioco la capacità creativa dell’azione di uomini, che possono e devono fungere da “laboratori di sperimentazione” per innescare lo sviluppo sostenibile locale in accordo con la cultura e i saperi dei paesi.
Teti sostiene che noi siamo stati formati dai nostri luoghi, noi siamo i nostri luoghi, che hanno una storia e un’anima ed occorre costruire qualcosa. Proprio per questo, un progetto come “Il Borgo dei Racconti” può servire a ridisegnare la storia, gli uomini e la loro narrazione.
Complimenti per la giusta distanza che mantieni tra paesologia di maniera e militanza attiva in antropologia culturale
Un caro saluto
Luigi Leuzzi