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Il prof. Vincenzo Aversano propone un secondo intervento sul poeta e compositore E.A. MARIO, artista e “genio assoluto”, interprete di “atteggiamenti, problemi, sofferenze e palpiti del popolo”, che con grande interesse pubblico.

     Ringrazio innanzitutto Delia Catalano, nipote di E.A. Mario e mia amica, per avermi invitato a parlare della operosità del suo grande Nonno nel tragico periodo bellico dell’inizio del secolo andato. Tema su cui mi intratterrò, ma con la sinteticità imposta dal tempo concesso, troppo breve perché si possa dipanare un tema che è molto complesso e delicato, come mostrerò, scusandomi se il discorso sarà talora schematico, per ovvia necessità. 

    L’itinerario che traccerò, pur senza trascurare i dati della storia evenemenziale, è più intellettuale che biografico, per il semplice fatto che da geografo-storico qual sono, non posso indulgere all’aneddotica e al racconto (un vocabolo e un atteggiamento diventato troppo di moda, anche fuori del mondo giornalistico, a scapito della rigorosa descrizione e interpretazione): chi fa il mio mestiere, si sa,  punta sulla ricostruzione del paesaggio, del genere di vita e della struttura socio-culturale dello spazio geografico, non dunque sugli eventi in quanto tali ma sulla loro stratificazione nei contesti esaminati, operazione peraltro assai difficile, volta a comprendere il “senso cumulativo” delle cose e degli uomini.

     Inizio con due annotazioni sul personaggio: 

a) la prima è di carattere generale e conferma quello che mi è capitato altre volte, quando ho approfondito qualche aspetto  dell’attività del “Signor Tutto”; voglio dire che egli, nel periodo in parola, mi è apparso ancora più grande, nobile e geniale di quanto prima pensassi, ciò che conto di dimostrare.

b) la seconda serve a chiarire subito il titolo del mio intervento: tra il 1914 e il 1919 si può parlare non tanto di E.A. Mario quanto di «Mario» (così veniva apostrofato), con un nome che, privo della E e della A, aveva perso il significato anarcoide iniziale e quindi equivaleva aGiovannino uomo e artista. Questo significa che vita e opere sue non vengono condizionate dalla sete di guadagno tramite pubblicazione su commissione di case editrici paganti, ma sono improntate a interpretare gli atteggiamenti, i problemi, le sofferenze e i palpiti del popolo, mazzinianaente inteso e amato. Come ha dimostrato il collega universitario Domenico Scafoglio nel saggio intitolato «E.A. Mario, tra industria, cultura e miti personali», Mario ha sofferto molto la mercificazione della  canzone, essendo per  natura portato verso una sorta di missione «evangelica e sacerdotale» verso il “popolo”, piuttosto che verso il “pubblico” acquirente.

     Ebbene, in questo acuto conflitto interiore, contestualizzando il personaggio nel periodo qui preso in considerazione, aggiungo che l’Autore, ormai  senza la E e la A (che, ripeto, rimandano al significato anarcoide iniziale),  diventando cioè solo «Mario» (come se fosse Giovannino), ha già perso la  battaglia col Poeta del popolo, che lo sopravanza perché sente più che mai il problema del ruolo dell’artista nella società: lo stesso affrontato e sofferto da tanti artisti e studiosi seri e onesti (preferisco non usare il termine «intellettuali», una genìa che a mio parere non esiste), compreso lo stesso Pasolini. A proposito del quale, lancio agli specialisti  l’idea di tentare una ricerca comparata tra i due, perché essi,  a mio parere, anche se può sembrare paradossale, pur da opposte sponde ideologiche, sono di fatto molto più culturalmente e umanamente vicini di quanto (non) si creda. Li accomuna la simpatia per i popolani che hanno frequentato fino alla quarta elementare (cfr. i versi di Giovannino su Masaniello), e il desiderio di riscattarli, perché essi esprimono una verità identitaria, una innocenza e umanità di base, una consonanza con i valori evangelici (i poveri di spirito: qualità presente anche in persone colte, purché intellettualmente oneste), valori estranei ai borghesi. Inoltre, anche Pasolini ha scritto in dialetto friulano, certo molto meno di quanto Giovannino non abbia fatto in napoletano, con la precisazione che  il Nostro non accettava in poesia il “napoletano basso” della plebe, ma  – giova ripeterlo – solo perché auspicava l’emancipazione della stessa, secondo il “verbo” mazziniano. 

     Paradosso nel paradosso, Giovannino è più religiosamente laico dell’evangelico Pasolini, poiché non incita alla lotta contro il capitalismo, ma da mazziniano aspira a una società interclassista, realizzabile attraverso la pace e la solidarietà tra i vari ceti, ispirato anche da un certo senso pratico e paesano (che gli proviene dalle radici pellezzanesi), che gli fa comprendere come sia orribile e inutile far morire la gente nella lotta di classe quando se ne potrebbe fare a meno; e questo vale anche nel caso di quella guerra, quando milioni di giovani vite sono state sacrificate per colpa del cinismo e dell’ottusità dei comandanti, a loro volta strumenti dei capitalismi nazionali contrapposti, e forse di una macchinazione internazionale, stando a risultati di  ricerche recenti, intesa a cancellare un’intera generazione giovanile e matura.

      A latere, si dovrebbe indagare sulla consonanza e diversità della «poesia civile» dei due scrittori, sgorgante “in buona fede”  in Giovannino (Canzone  di MazziniSonetti Rossi‘O Quarantotto, laddove si celebrano episodi gloriosi del Risorgimento), invece più a sostrato ideologico marxista in Pasolini (cui forse si può avvicinare maggiormente Viviani); e ancora, approfondire l’idea e la pratica della poesia nei due: Pasolini mostra di apprezzare solo le composizioni “crepuscolari” (senza rima) di Giovannino (PampuglieLuce d’’a sera), fidandosi, suppongo,  del parere di Alberto Consiglio. In questo, a mio modesto avviso, prende un grosso abbaglio per scarsa conoscenza della personalità complessiva di E.A. Mario, non valutandone la grandezza musicale né la nutrita produzione letteraria (spesso introvabile già allora), spaziante tra tanti generi e metri diversi, né il suo continuo sperimentalismo, né l’acutezza  dei suoi saggi  critici, né le doti manifestate in svariati campi (teatro, operetta, cinema, canto, editoria, giornalismo,  ecc.): tutte quelle sfaccettature, insomma, di un artista impegnato in società che lo fecero definire, dal Costagliola, “IL SIGNOR TUTTO” e per cui il sottoscritto, limitandosi solo alle sue variegate espressioni musicali, lo ha in altra sede definito «il Verdi della canzone napoletana».

     Prima di procedere oltre, vorrei tentare una rapida sintesi, non limitata al solo periodo bellico, sul patriottismo umano e poetico di E.A. Mario. Ebbene, il suo amor di patria non significò adesione al Fascismo, tanto più che al «Piave» veniva, nel  Ventennio,  assai spesso anteposta «Giovinezza». Inoltre, coesistevano in lui quattro  scale di patria (la terra d’origine, cioè Napoli e Pellezzano, l’Italia, l’Europa e il mondo: aveva  intuito e applicato la nozione di “glo-cal”, oggi diventata quasi di moda. Ancora: non dimenticava l’idea federalista iniziale del Risorgimento, poi tradita dai Sabaudi col pretesto di dover combattere il brigantaggio e la corruzione nelle amministrazioni periferiche; infatti, in Fraternità vernacola (settore della raccolta «Vangelo») sono tradotti in napoletano 21 componimenti di lingue regionali, subregionali o cittadine (e le parlava: un mostro! Basta ricordare la sua interpretazione di «Madonnina blu»): era dell’idea che i dialetti, lungi dal dividere il popolo italiano, ne rinsaldassero i vincoli nazionali (d’altronde, in trincea, si verificò una trasfusione “etnica” di fatto…). «Patria» equivaleva per lui a «Popolo» e non soloall’ufficialità dell’apparato istituzionale, che in certo senso lo deprimeva: amava la «Nazione» e non lo «Stato»e per tal motivo principale rifiutò la croce di guerra; non si dimentichi che per questo “affronto” all’Autorità fu pedinato per decenni, anche  perché, tra l’altro, si era preoccupato di ospitare un anarchico. Alla fine le autorità capirono che egli vantava una nobiltà d’animo al di sopra delle parti: non a caso nel dopoguerra aiutò un ex-fascista maltrattato… 

     Il significato del suo nome d’arte (E.A. Mario), come è noto,  ci dice del suo mazzinianesimo anarcoide iniziale, anche se dal 1924 egli scivolò su posizioni filomonarchiche, ma con dignità (rifiutando la croce di guerra, ripeto, con una battuta ironica che preferisco omettere..). Volle chiamare «Italia» la terza adorata figlia, facendo di tutto perché nascesse in patria con un ritorno veloce dall’America (1924) e, in punto di morte, come ci ricorda l’altra figlia Bruna nella eccellente biografia di suo padre, poggiò la testa sulle sue spalle, dimostrando non solo la tenerezza di padre, ma anche forse apponendo così il «timbro di uomo-poeta innocente, sincero e ardente patriota italiano». 

     Aver scritto tante canzoni e poesie sull’esodo transoceanico non fu forse “patriottismo migratorio”? Affrontò tutte le tematiche del soldato in guerra e della sua martoriata affettività, anche nei problemi del dopoguerra, giacché la tragedia non finisce con lo zittire delle armi…. Ebbe sensibilità non comune verso gli sconfitti della II Guerra mondiale (cfr. la canzone Suldato ca tuorne), compresa la popolana che nel 1944 dette alla luce un figlio di colore (Tammurriata nera), una canzone profondamente dolente e patriottico-popolare, troppo travisata in sfottò dalla interpretazione della Nuova Compagnia di Canto Popolare.

     Ma, per restare al conflitto tra E.A. Mario e Giovannino, esso era esasperato dal fatto che il Nostro, oltre a voler “contare” nella società (al pari di D’Annunzio o dello stesso Carducci), doveva procurarsi pur da vivere producendo cultura di continuo, avendo da sfamare una famiglia numerosa, oltre che portare avanti tante iniziative solidali (a favore degli emigranti, ad esempio, o per fondare l’«Agape dei poeti», quelli veri, s’intende…). Ciò spiega la sua “presenzialità” costante, tesa a interpretare le istanze dal basso, ma  giudicata invece da maligni come  eccessivo “presenzialismo”, specie negli anni della guerra. In realtà egli difendeva il suo ruolo di artista in società e, anzi, fu così onesto che, nel periodo bellico buio del 1917, criticando aspramente la venalità dei canzonieri  delle due case editrici contrapposte (la Bideri e la Poliphon), propose una tregua di silenzio assoluto per rispetto alla tragedia  in atto, prospettò perfino una sospensione della «Piedigrotta» e si dichiarò disposto a tacere, purché qualcuno gli avesse assicurato un minimo vitalizio. 

     Eppure le sue canzoni venivano richieste al fronte dai diretti interessati, i soldati, che cantandole o ascoltandole sentivano alleviate le loro sofferenze e trovavano consolazione per la nostalgia di casa, i meridionali  in particolare e i napoletani in ispecie.  Prova ne siano le lettere che dal fronte pervenivano a Giovanni Ermete Gaeta: si vedano quelle del Maestro Mario Carocci, Capo Musica del 21° di fanteria, che nel 1917  loda i ragazzi del ’99 quali piccoli eroi che gli chiedono canzoni napoletane e gliene propongono di nuove di E.A. Mario (da loro profondamente amato); gli stessi che inventano versi sul motivo di S. Lucia luntana  quando assaltano il Colle S. Lucia, mentre lui in persona reclama canzoni di Piedigrotta; tra parentesi, anche su Funtana all’ombra fu scritta una parodia antiaustriaca… Si aggiunga la famosa lettera, sempre del  1917, del S. Tenente Raul di Luzenberger, 93° Fanteria, che confida a Mario che al fronte si canta anche nei momenti di lotta (citando episodi di tregua quando un meridionale canta la Serenata di Toselli e l’Ave Maria di Gounod, richiesta dalla trincea austriaca, nonché l’”ammoina” di cori fatta strumentalmente per rafforzare di soppiatto i reticolati), ma soprattutto testimoniando di comandare un plotone che aveva scelto come canto di battaglia Serenata all’Imperatore, sicché lui, anziché usare il fischietto e gridare “Avanti!”, ordinava “Ragazzi, Musica!”, con una canzone di Giovannino! Incredibile! Si combatteva cantando canzoni di Mario, cioè di Giovannino.

     Su questo versante non si può non ripartire dal «Piave», e già…, perché testo  e musica, portati direttamente in prima linea, negli “Ambulanti”  agganciati alle tradotte militari, da Giovannino impiegato postale col mandolino, venne cantato dai fanti assai prima della sua ufficializzazione come canzone e della riscossa post-Caporetto, tanto da meritare l’elogio del Gen. Diaz al suo autore, col noto telegramma: «Mario, la sua canzone al fronte vale più di un generale!». Considerato questo atto di nascita  pregresso e prolungato nel  tempo, in largo anticipo sulla registrazione all’anagrafe dei prodotti dell’ingegno, è evidente che la paternità fu di Giovannino e non di  E.A.Mario, e questo spiega anche le difficoltà incontrate e le amarezze da lui in seguito sofferte,  per il riconoscimento del diritto d’autore (conviene ancora ricordare, peraltro, che durante il Fascismo il «Piave» fu molto ostacolato da «Giovinezza»). 

     Ma in questa vicenda forse interessa ancora di più la capacità di vaticinio di Giovannino il quale, come racconta Bruna nella sua puntigliosa biografia del padre, tornato a casa e informato da mamma Maria della rotta di Caporetto, si chiuse nella sua stanza sconvolto (come tutti gli italiani) e, osservando una carta geografica della zona nord-orientale d’Italia, indicò nella linea del Piave la base di partenza della riscossa. Vaticinio orale fatto con l’anticipo di un anno, che puntualmente si avverò, prima che fosse formalizzato anche per iscritto nella stesura del «Piave», registrata su moduli di telegramma nella notte tra il 23 e 24 giugno 1918, pur sempre quattro mesi abbondanti prima del 4 novembre, firma della resa austriaca.

     Sulla qualità letteraria e musicale di questa “Leggenda” non mi soffermo troppo, tanto essa  è nota per essere, al tempo stesso, intrisa di dolcezza e forza, solennità e spirito risanatore, gioia di vita e commiserazione di morte, popolarità e ufficialità, epicità e intimismo: suscitatrice dunque di sentimenti che commossamente si provano all’ascolto di ogni singola esecuzione musicale; insomma, per citare la pertinente definizione di Lucio D’Ambra, «fanfara e marcia funebre, peana ed epicedio, che diventa inno». 

     Partendo da questo punto fermo, mette conto inoltre ribadire la identica precognizione quasi profetica presente, già nel 1915, nella già citata Serenata all’Imperatore (quello austriaco, ovviamente), una «posteggia alla grande» scrive Anna Maria Siena nel suo prezioso diario inedito di E.A.Mario. Aggiungo: una dimostrazione di orgoglio del napoletano-patriota. Ebbene, qui si preannuncia che «L’Italia trase a Trieste/ce trase e hadda restà!»: e cosi fu e sarà anche dopo la sfortunata II Guerra mondiale, «quando salvammo l’italianità della città», ricorda ancora intensamente A. Maria Siena (grazie per avermi indotto a ricordare che allora io, poco più che bambino, facevo sciopero a scuola per Trieste italiana). Un «poeta-vate», dunque, che non sfigura al cospetto di D’Annunzio (a proposito del quale passo la palla agli specialisti, affinché chiariscano i reciproci rapporti, se mai ce ne furono di tanti).

     Come anticipato, non ho fatto né farò una rigida sequela delle attività di Giovannino nel quadriennio bellico, ma accennerò a varie dimostrazioni di patriottismo, offerte per l’occasione: nel 1915:  ad esempio,  mentre tutti i canzonieri si mettevano al servizio della Casa editrice tedesca «Poliphon», il Nostro non tradì la italiana Bideri e rinnovò il contratto fino al 1919. Dello stesso anno  è Marcia ‘e notte, una canzone trasognata e trasognante, sospesa tra la natura e il miraggio stellare dei fanti che marciavano, ancora ignari della tragedia che li attendeva: una «canzone dei soldati scritta per i soldati», precisa A. Maria Siena, trovando consonanze intertestuali in versi di T. Tasso, cui aggiungerei anche Leopardi…, per non dire di altri. In questo testo è detto chiaramente che la vera fidanzata dei militari deve essere la Patria, dopo che in una precedente Romanzetta militare Mario-Giovannino scherzava un po’ sul caso di un “pazzo d’amore” che decide di andare in guerra e morire per “fare una schiattiglia” alla fidanzata.

     Non si contano, in quel periodo bellico, gli eventi in cui il Nostro recitava e cantava i suoi versi e le sue canzoni, anche quelle non di tema bellico (al Circolo Calabrese, ad esempio), a parte le manifestazioni in cui venivano interpretate da altri le sue canzoni di guerra (cosa che farà in una  serata d’onore Pasquariello, il 5 giugno 1915). La stessa fondazione di una sua autonoma Casa editrice, nel 1916, con la quale dimostrerà di essere «generoso poeta dei musicisti e musicista dei poeti», come ben commenta A. Maria Siena, conferma l’opzione per Giovannino e non per E.A. Mario,  prezzolato e bistrattato: gustoso, in proposito,  il suo editoriale, comparso  nella Piedigrotta 1916. 

     Perfino delle apparenti pause o distrazioni di quel periodo, come il libretto d’operetta Sua Maestà, scritto per la musica di Ettore Bellini, si può dire che servissero alla “causa”, inserendo nella dura quotidianità, con gran successo di pubblico, l’ultimo colpo d’ala della Belle époque. Il che contribuiva a scaricare la tensione dalla tragedia in atto: vi si racconta simpaticamente di un concorso di bellezza che  vide vincitrice una sartina, Lisa, figlia di Paolone  – vecchio pescatore, capo-paranza -, per verdetto espresso da un Comitato del “Circolo Nobili scapoli”. Lo stesso vale per alcune canzoni d’amore, come Presentimento, eccezionale composizione, o per raccolte di poesia intimista, come Cunfessione. Questo fu il Giovannino del periodo bellico, in sofferta dialettica con E.A. Mario, non con Mario. Ma che sia E.A. Mario, Mario o Giovannino, ora non importa più: fu una persona nobile, un eclettico genio assoluto!

Vincenzo Aversano

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Agosto 15th, 2020

Storia e radici – Il Cilento

Cilento: alla ricerca delle origini di Pasquale Martucci   Il Cilento è oggi una zona molto ampia, che parte dal […]

Luglio 24th, 2020

Idee e società – Ferdinand Tönnies

Il concetto di comunità in Tönnies di Pasquale Martucci   «La teoria della società riguarda una costruzione artificiale, un aggregato […]

Luglio 13th, 2020

Riti e cultura popolare / il grano

La passione del grano e la dimensione di verità di Pasquale Martucci   Un antico rituale, rilevato da Ernesto de […]

Luglio 10th, 2020

Idee / Franco Ferrarotti

La fenomenologia del sacro di Pasquale Martucci   Le ricerche di Franco Ferrarotti, seguendo una metodologia qualitativa con il ricercatore […]

Luglio 1st, 2020

Pagine di storia / Anno 1828

I moti nel Cilento: lo studio di una Rappresentazione Rituale di Pasquale Martucci   In alcuni paesi del Cilento, si ricordano […]

Giugno 25th, 2020

Pagine di Storia – Pisacane

Sapri: la Rievocazione di Pisacane di Pasquale Martucci   Sapri è conosciuta, al di là della splendida collocazione geografica nel […]

Giugno 20th, 2020

Pagine di storia / Torri costiere

Le torri costiere del Cilento   di Pasquale Martucci   Percorrendo la costa cilentana, si possono osservare una serie di […]

Giugno 8th, 2020

Seminario ISCRA: “L’insostenibile peso della felicità e della speranza”

Possibili processi di pensiero di Pasquale Martucci   In occasione del Seminario ISCRA online (6-7 giugno 2020), dal titolo: “L’insostenibile […]

Maggio 31st, 2020

Ricerca&territorio – Mitologia

U curdone ru monaco Aspetti mitologici e cultura popolare cilentana di Pasquale Martucci (il saggio è disponibile integralmente e con […]

Maggio 21st, 2020

LAURINO / SANT’ELENA

Un culto antico e importante di Pasquale Martucci   “La storia di Laurino è strettamente intrecciata a quella della sua santa […]

Maggio 17th, 2020

Epistemologia della complessità – EDGAR MORIN

EDGAR MORIN L’attualità del pensiero del teorico della complessità e la centralità della relazione soggetto-oggetto-ambiente per realizzare l’inizio di un […]

Aprile 29th, 2020

Pagine di storia / I Basiliani

I Basiliani e le comunità cilentane di Pasquale Martucci   A questi monaci, arrivati nel territorio a nuclei sparsi o […]

Aprile 25th, 2020

Martin Heidegger – letture critiche

Contro l’odio, i fascismi e i populismi, propongo la lettura del volume di Antonio Peduzzi sulle controverse idee del grande […]

Aprile 16th, 2020

Sapori&saperi – la tipicità cilentana

La storia dell’alimentazione e la tipicità cilentana di Pasquale Martucci   La scoperta e la riproposizione della tradizione alimentare è […]

Aprile 11th, 2020

Gli insegnamenti di un maestro: Aldo Musacchio

Cultura e formazione umana come fattori indispensabili allo sviluppo   Il sociologo dello sviluppo Aldo Musacchio, docente in diverse Università […]

Aprile 9th, 2020

Coronavirus: biologia o economia?

Coronavirus: biologia o economia?   Il filosofo Umberto Galimberti propone le sue argomentazioni/concettualizzazioni sul Coronavirus. Riprendo alcune parole chiave tratte […]

Marzo 29th, 2020

Le paure sociali – Ritualità e distanze sociali

Ritualità e distanze sociali   In un periodo di crisi per la pandemia da coronavirus vengono modificate le forme rituali […]

Marzo 28th, 2020

XXIV Edizione Concorso di Poesia

XXIV Edizione Concorso Internazionale di Poesia “Il Saggio – Città di Eboli” dedicato a Orlando Carratù con Borse di studio […]

Marzo 20th, 2020

Fenomeni criminali – La ‘ndrangheta

Il mito dell’invisibilità di Pasquale Martucci   Svuotare la ‘ndrangheta dall’interno significa fare capire che il crimine crea ricchezza per […]

Marzo 10th, 2020

Le paure sociali – Complessità e coronavirus

Complessità e coronavirus La lezione di Miguel Benasayag di Pasquale Martucci   Non mi ero ancora occupato di coronavirus per […]

Marzo 6th, 2020

Antichi rituali – La rinascita

Il tempo quaresimale di Pasquale Martucci   Nella cultura popolare il bisogno del sacro è essenziale, in quanto l’uomo avverte […]

Febbraio 28th, 2020

La storia come un romanzo

Ancora alcune riflessioni sull’opera di Antonio Scurati: “M. Il figlio del secolo”, Bompiani 2018.   La storia come un romanzo […]

Febbraio 25th, 2020

Concorsi di poesia e narrativa – “Centro Culturale Studi Storici”

 

Febbraio 19th, 2020

Riti&tradizioni – Carnevale

La tradizione delle maschere   Di seguito, riporto alcuni brani tratti dai riti e alle tradizioni cilentane carnevalesche. Si tratta […]

Febbraio 6th, 2020

Tendenze sociologiche – Luca Ricolfi

La società del Giovin Signore   Giovin Signore, o a te scenda per lungo Di magnanimi lombi ordine il sangue […]

Gennaio 28th, 2020

Pagine di storia – I Bulgari nel Basso Cilento

I Bulgari nel Basso Cilento   L’area della valle del Mingardo è stata interessata, dopo il crollo dell’impero romano, dalla […]

Gennaio 23rd, 2020

Tendenze epistemologiche – Jürgen Habermas

Dopo dieci anni di lavoro, a 90 anni compiuti, il teorico dell’agire comunicativo, dei paradigmi di mondi vitali e sistemi, […]

Gennaio 16th, 2020

Riti&tradizioni – Sant’Antonio Abate

La festa del fuoco   “Il rumore serve a spaventare e allontanare le potenze maligne, il fuoco a illuminare il […]

Gennaio 7th, 2020

Riti&tradizioni – La festa del maiale

Il destino del porco di Pasquale Martucci   A gennaio, quando è ormai ben grasso, l’animale è prelevato con l’inganno […]

Dicembre 24th, 2019

Un anno da non dimenticare

http://www.ricocrea.it di Pasquale Martucci Un anno da non dimenticare e l’auspicio di un Buon 2020   Un anno fa, nel […]

Dicembre 18th, 2019

Storia&tradizioni – I rituali natalizi del Cilento

Antonio Di Rienzo, ricercatore di cultura storica e tradizione popolare cilentana, alla fine del 1987, su “Il Mezzogiorno Culturale” (A. […]

Dicembre 15th, 2019

Pagine di storia – Salerno longobarda

Salerno longobarda di Pasquale Martucci   Nell’anno 849, millecentosettanta anni fa, Salerno divenne uno dei due principati longobardi del sud; […]

Dicembre 10th, 2019

Pagine di storia – Il castello di Rocca

Il castello di Rocca   Le prime notizie su Rocca Cilento (da rocca, roccia, fortezza su un monte; XI secolo: […]

Dicembre 7th, 2019

Storia&tradizioni – La festa dell’Immacolata

La festa dell’Immacolata Le regioni italiane si preparano al Natale con tradizioni sacre, festeggiamenti antichi e piatti tipici di Nisia […]

Dicembre 2nd, 2019

La partecipazione e l’agorà

Un popolo di persone normali e di tutte le età, accomunati dalla lotta ai populismi, sfidano con partecipazione civile e […]

Novembre 23rd, 2019

Le vie di fuga dalle chiusure identitarie

Le vie di fuga dalle chiusure identitarie di Pasquale Martucci   “Siamo pieni di vie di uscita. Forse sono proprio […]

Novembre 18th, 2019

Storia&tradizioni – L’olio d’oliva

L’OLIO D’OLIVA: UNA COSTANTE NEI SECOLI La molitura delle olive tra significati e tradizioni del presente e del passato di […]

Novembre 16th, 2019

Memorie dal territorio – Dopo la ruralità

La quietanza meridionale. I paesi dell’osso dopo la ruralità

Novembre 11th, 2019

Storia&tradizioni – San Martino

“A San Martino se fano i zeppule e se prova u’ vino” Tradizioni culinarie cilentane nell’estate di San Martino   […]

Novembre 10th, 2019

Muri da abbattere

Trent’anni fa veniva abbattuto il Muro di Berlino, anche se ancora oggi sono tanti i muri simbolici e fisici che […]

Ottobre 31st, 2019

Natuzza Evolo / tra vita e aldilà

Dieci anni fa si spegneva Natuzza Evolo, una donna che ha rappresentato, nella cultura popolare religiosa, un forte legame tra […]

Ottobre 28th, 2019

Territorio&Cultura – la poesia

Concorsi di poesia di Gaeta (LT) e di Auletta (SA)

Ottobre 20th, 2019

Memorie dal territorio – Fiore!

Ricevo e pubblico due brani di Antonio Pellegrino. Nella foto c’è Gerry il pastore, chiamato anche Fiore.   Fiore! Sempi […]

Ottobre 7th, 2019

Memorie dal territorio – E’ cangiata l’aria

Con questo intervento, una riflessione sul cambiamento dei tempi, inizia la collaborazione di Antonio Pellegrino (laurea in Sociologia), attuale Presidente […]

Ottobre 6th, 2019

Idee & parole – Ernesto de Martino

Il mondo magico di Ernesto de Martino di Pasquale Martucci “Presenza, esserci nel mondo, esserci nella storia sono espressioni equivalenti […]

Settembre 25th, 2019

Idee & parole – I saperi di Dionigi

Nella criticità della vita di oggi, occorre che l’individuo ripensi un “nuovo umanesimo” che tenga conto della storia e della […]

Settembre 20th, 2019

Storia&tradizioni – Il giorno delle antiche nozze

Ricevo e pubblico l’articolo di Nisia Orsola La Greca Romano sul rito nuziale   Da sempre le nozze rappresentano un […]

Settembre 15th, 2019

Idee & parole – Socrate

Nella nostra società si avverte il bisogno di tornare a valorizzare le molteplici forme del dialogo, così come indicato da […]

Agosto 25th, 2019

Le storie – Jerry Essan Masslo

A trent’anni dall’omicidio di JERRY MASSLO ancora non abbiamo compreso che … “Ciascuno di noi è straniero di un altro” […]

Agosto 15th, 2019

Idee & parole – Giovambattista Vico

Vatolla, Vico e la cipolla di Pasquale Martucci Vatolla è situata su una collinetta che domina il paesaggio sottostante e […]

Agosto 8th, 2019

Idee & parole – Fabrizio De André

“Per quanto voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”   L’espressione è tratta da: “Storia di un impiegato”, un […]

Agosto 4th, 2019

Bibbiano, dove sta il bene dei bimbi

LETTERA APERTA DEGLI OPERATORI DELL’INFANZIA È stata scritta una lettera/appello da Mauro Mariotti e Paolo Siani. Aderisco pubblicando il documento, […]

Luglio 31st, 2019

Storia e tradizione culinaria – La festa del Santo Patrono

Ricevo e pubblico il lavoro di Nisia Orsola La Greca Romano, sulla festa del Santo Patrono nella tradizione culinaria del […]

Luglio 31st, 2019

Storia e tradizione culinaria – La cucina dei marinai

Ricevo e pubblico il lavoro di Nisia Orsola La Greca Romano, sulla tradizione culinaria dei marinai   AVE MARIS STELLA […]

Luglio 30th, 2019

Vallo della Lucania – Il rito di San Pantaleo

Il rito di San Pantaleo di Pasquale Martucci   San Pantaleone è festeggiato almeno in due grossi centri del territorio […]

Luglio 24th, 2019

Idee & parole – Antonio Gramsci

Il concetto di egemonia culturale e la questione meridionale di Pasquale Martucci   Cent’anni fa, il 1 maggio 1919, iniziò […]

Luglio 14th, 2019

Cosmo Guazzo: una vita al servizio del territorio

Presso la Pro-Loco di San Martino Cilento, sabato 13 luglio 2019, per riflettere sui lavori di Cosmo Guazzo si è […]

Giugno 26th, 2019

Epistemologia della soggettivazione

Il soggetto/attore, i diritti universali e la società ipermoderna nel pensiero di Alain Touraine di Pasquale Martucci   Assistere ad […]

Giugno 9th, 2019

Un antico rituale: la festa del pane

La festa del pane di Pasquale Martucci     La panificazione è stato sempre un momento molto importante nella tradizione […]

Maggio 19th, 2019

Contro l’indifferenza, per la conoscenza

Intolleranza, divieti, tentativi di limitazione delle libere espressioni di idee: una sorta di società ad una dimensione, quella prevalente. Tutto […]

Maggio 17th, 2019

In memoria di Domenico Chieffallo

Per ricordare lo storico e meridionalista cilentano, produciamo alcune considerazioni e un articolo del 1995 di Domenico Chieffallo.   Note […]

Maggio 5th, 2019

Grave perdita per la cultura cilentana

Riceviamo e pubblichiamo un commento / ricordo sulla scomparsa dell’amico Amedeo La Greca, da parte del prof. Emilio La Greca […]

Maggio 5th, 2019

Riti e tradizione non solo culinaria del Cilento

Ho con  grande interesse letto gli scritti di NISIA ORSOLA LA GRECA ROMANO sulla tradizione culinaria del Cilento, e non […]

Maggio 5th, 2019

Comunità e cultura popolare, linguaggio, cilentanità

Dopo aver realizzato molti studi sul territorio, a partire da questo intervento analizzo gli elementi che ne costituiscono i tratti […]

Aprile 15th, 2019

Simboli e Rituali – Il Cilento Antico e “Il canto dei cumpràti”

Il Cilento Antico e “Il canto dei cumpràti” di Pasquale Martucci   I rituali rappresentano “una connessione tra passato, presente […]

Marzo 11th, 2019

DINO BETTI

Un uomo che ha attraversato, vissuto e trasmesso il suo tempo di Anna Avagliano e Pasquale Martucci   Dino Betti […]

Febbraio 21st, 2019

Verso un modello postindustriale. La proposta del sociologo Domenico De Masi.

I limiti delle società attuali e le possibilità del “migliore dei mondi esistiti finora”. Occorrerebbe costruire un modello ideale di […]

Febbraio 13th, 2019

Ricerca Bibliografica sul Cilento

Progetto: “BENI CULTURALI CNR” Anni 1998-2000 C.P.S. Ricerche S.r.l. / Università di NAPOLI – Facoltà di Sociologia   Tra il […]

Febbraio 7th, 2019

LA SCELTA DI RICOCREA

LA SCELTA DI RICOCREA Ricerca, costruzione, creazione, queste sono le parole chiave del sito che ho da qualche mese realizzato: […]

Febbraio 1st, 2019

Matera Capitale Europea della Cultura 2019. La visione del sociologo Aldo Musacchio

La visione di Aldo Musacchio: i fondamenti di una cultura per lo sviluppo del territorio di Pasquale Martucci   Per […]

Dicembre 25th, 2018

Festa al Castello: cultura e memoria – dicembre 2018

TEGGIANO Festa al Castello: cultura e memoria di Pasquale Martucci   La Corte in Festa – Natale al Castello, Teggiano […]

Dicembre 10th, 2024

Su turismo e cultura

Ricevo da Gianni D’Alessandro il seguente scritto critico rispetto ad un turismo che potrebbe essere distruttivo per la cultura dei […]

Dicembre 6th, 2024

Le storie negate

Alcune considerazioni a partire dal romanzo di Giovanna Di Francia: “Anche in carcere viene Natale”, Independently published, 2023.   Ascoltare […]

Dicembre 3rd, 2024

Sguardi sociologici 3 – Spopolamento, qualche numero

Il territorio cilentano conosce il triste fenomeno dello spopolamento specie nelle zone più interne. Ciò accade per il problema della […]

Novembre 28th, 2024

Giovani ed emigrazione: la percezione del fenomeno

In questo scritto, mi occuperò dell’emigrazione giovanile che caratterizza in maniera diffusa l’intero Paese, confrontando le ricerche realizzate da vari […]

Novembre 22nd, 2024

Il vero ritratto di Dante immateriale

Gaetano Barbella invia uno scritto (che pubblico di seguito) in cui considera la figura di Dante Alighieri attraverso una “nuova […]

Novembre 19th, 2024

Il turismo e le nuove tecnologie

Quando parliamo di turismo, la prima considerazione è di valutare il rapporto tra i turisti/visitatori e l’ambiente esterno, le risorse […]

Novembre 17th, 2024

I giovani incontrano l’arte: l’osservazione di una interazione

Un interessante esperimento di interazione tra i giovani è l’arte è stato realizzato lo scorso 15 novembre 2024, presso l’Auditorium […]

Novembre 14th, 2024

La sociologia di Franco Ferrarotti

È scomparso all’età di 98 anni Franco Ferrarotti, considerato da molti il padre della sociologia, certamente colui che ha contribuito […]

Novembre 11th, 2024

La parola viva

Paul Ricoeur, in “La parole est mon royaume” (Esprit, 1955), sosteneva che la parola era il suo lavoro, il suo […]

Novembre 5th, 2024

Osservare il margine: lo sguardo di Gaetano Barbella

Gaetano Barbella mi ha trasmesso uno scritto che riprende l’ultima parte dell’articolo “Sguardi sociologici 2 / Osservare il margine”. Ringrazio […]