Ricevo e pubblico un interessante articolo di Carmen De Luccia, che inizia la collaborazione con alcuni scritti sulla scuola, l’educazione e la formazione.
Da sempre, l’essere umano ha cercato di comprendere in che modo il mondo possa progredire e come trasmettere le proprie conoscenze alle nuove generazioni: le stesse vanno educate in modo da garantire la sopravvivenza e lo sviluppo della civiltà umana.
Per questo motivo, la pedagogia, ossia la disciplina che studia i processi dell’educazione e della formazione dell’uomo, ha sempre avuto un ruolo di estrema importanza tra le scienze sociali. Alla base di essa vi sono i processi di formazione, i quali essendo caratterizzati da dinamiche molto complesse legate sia alle esperienze sociali dell’individuo, sia al contesto storicoculturale in cui è collocato, hanno subito continui cambiamenti nel corso della storia.
Per molti anni, i metodi educativi proposti erano il prodotto di teorie filosofiche sviluppate in determinati contesti storici, per cui la pedagogia aveva ed ha tutt’ora un grosso legame con la filosofia. Tuttavia, nel XIX secolo, con l’avvento del metodo sperimentale, la pedagogia cessa in parte di configurarsi come “filosofia dell’educazione” e viene definita come una “scienza sociale”. In particolare, il settore della pedagogia dedicato alla ricerca scientifica nell’ambito dei fenomeni educativi è definito come “pedagogia sperimentale”.
Dunque, l’idea è di analizzare lo sviluppo della “pedagogia sperimentale” e in che modo sia possibile sviluppare un metodo formativo partendo dal presupposto della comunicazione di massa, intesa in termini più generali. Infatti, negli ultimi anni, l’enorme sviluppo dei sistemi di comunicazione ha avuto un grosso impatto in diversi ambiti sociali, tra cui anche quello della formazione.
Pertanto, è stato introdotto l’uso di tecnologie multimediali e di Internet nell’ambito dei processi formativi, noto anche come e-learning. In particolare, la situazione pandemica ha accelerato il processo di digitalizzazione, quindi è aumentato in modo esponenziale l’utilizzo di metodi di formazione digitali come la didattica a distanza. Per cui è necessario, attraverso un’analisi scientifica e una revisione critica dei modelli formativi tradizionali, la realizzazione di un nuovo modello educativo che integri le nuove tecnologie, senza distogliere l’attenzione dal fine principale, ossia formare il soggetto e educarlo sia nell’ambito personale ma anche nell’ambito sociale.
La progettazione di un percorso educativo e teorico incentrato sulla scoperta e la conoscenza‚ come strumento di incontro, senza alcun impedimento, con l’obiettivo di effettuare lo scambio di valori, accoglienza e socializzazione, lasciando che i bambini scoprano la pienezza di questa forma teorica, è in assoluto una delle principali possibilità per ampliare il laboratorio didattico in termini di proposte da fare agli attori delle scienze dell’educazione e della formazione.
Le proposte sono: offrire al bambino l’opportunità di trovare soluzioni ai suoi problemi e alle sue paure e acquisire fiducia in se stesso attraverso il processo di immagine di sé; promuovere l’acquisizione di competenze e abilità, sviluppare la socializzazione, l’apprendimento collaborativo, la creatività, utilizzando linguaggi diversi per “narrare” e “guidare” i bambini alla scoperta della struttura e dei metodi del mondo didattico abbracciandolo in modo completo e coerente.
È importante per i bambini la condivisione in gruppo, attraverso degli ambienti predisposti, come ad esempio capita col metodo Montessori o con l’Happy Child. In questa fase si sviluppano i primi processi di identificazione riconducibili alla produzione di discorsi orali e consistenti dei bambini, sempre diversi tra loro perché chiamati a ricordare ciò che hanno ascoltato e perché ogni bambino è condizionato dal suo mondo interiore e tende a fare suo, ripetuto o muto, ciò che ha avuto effetti sulla sua sfera emotiva: la paura, ansia, conflitto. Pertanto, il mondo reale può essere percepito solo in modo imperfetto e sulla base delle proprie esperienze, che variano da bambini e bambino, come sostenuto col paradigma neopositivista. Poter utilizzare la creatività, riciclata nel contesto del presente, è in contrasto con la tecnologia spasmodica in tenera età: dall’uso dei cellulari ai tablet, all’abituarsi a realtà virtuali non proprio grandiose, con conseguenze che potrebbero portare a perdita di concentrazione o memoria, difficoltà di apprendimento, disturbi del sonno e aumento dell’aggressività. La valutazione delle esperienze degli studenti si deduce dalla quantità di attenzione, interesse e partecipazione mostrata durante tutto il periodo formativo e da quanto riportato dalle famiglie.
Un ruolo cruciale nell’ultimo anno è stato rivestito anche dalla pandemia sullo sviluppo della didattica, in particolare di quella da remoto. Anche se la maggioranza delle famiglie usava o era già a conoscenza degli strumenti tecnologici predisposti, in tanti si sono dovuti dotare delle dovute pratiche per poter accedere alla didattica online da marzo 2020.
Posso concludere asserendo l’importanza dell’apprendimento in gruppo, quello che si vive in aula, in quanto il vero passaggio d’informazioni alunno-insegnante avviene in modo consistente solo in aula. La stimolazione dei processi cognitivi, soprattutto nel caso di bambini, avviene nel modo più efficiente possibile solo mediante il contatto in prima persona. L’esperienza dei giochi acquisisce un ruolo fondamentale nei metodi d’apprendimento, fenomeno che nel caso della didattica a distanza verrebbe sicuramente limitato. L’importanza della didattica a scuola, da “vicino”, rimarrà sempre un punto critico per la nostra società, d’altronde “la scuola è il nostro passaporto per il futuro, poiché il domani appartiene a coloro che oggi si preparano ad affrontarlo”, come sosteneva Malcom X.
Carmen De Luccia
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