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Inizio questa rubrica, per offrire un punto di vista che parta da lontano e vada lontano. E che si rivolga al territorio non trattando l’attualità in senso stretto, ma piuttosto rifacendosi a qualcosa di attuale per rivolgere lo sguardo ad altro, di più complesso come è complessa la società in cui viviamo. Quel punto di vista va poi calato in un territorio e nella cultura dello stesso, una cultura in continua relazione con l’ambiente, secondo la felice intuizione di Edgar Morin: auto-eco-ri-organizzazione, dove il soggetto sorge dalla storia del mondo e sotto forma riflessiva cosciente fa sorgere il mondo.

In questo spazio mi occuperò di molte tematiche e cercherò di offrire una voce e uno sguardo sul mondo, tenendo come riferimento il Cilento che costituisce il centro dei miei lavori e delle mie ricerche.

La Campania è la prima regione d’Italia ad aver istituito, circa un anno fa, il Servizio di Sociologia del territorio (L.R. n. 16 del 18 luglio 2023), con la finalità di trovare una figura di raccordo e di interconnessione, in possesso di specifiche competenze, che, operando nel sociale, potrà fornire risposte e strategie adeguate al disagio individuale e di gruppo.

La sociologia del territorio si propone di far sviluppare conoscenze consolidate e metodi di indagine sociologica in relazione al rapporto tra i sistemi sociali, nelle loro diverse articolazioni interne, ed il contesto territoriale (risorse naturali e culturali, strutture produttive e infrastrutture della comunicazione e dei trasporti, forme e processi di insediamento). Diventa rilevante il concetto di territorio con tutte le problematiche collegate allo spazio/luogo e all’analisi ecologica, ed in particolare: abitare, turismo, spazio pubblico, mobilità/accessibilità, qualità della vita.

Quale territorio investire se non quello dotato di un Parco Nazionale che racchiude in sé tutto quanto specificato?

La scienza sociale studia i fenomeni della società umana, le relazioni e i comportamenti tra gruppi, indagando effetti e cause, e punta alla comprensione interpretativa dell’azione sociale analizzando le piccole e grandi comunità, e trasferendo conoscenze uniche, competenze specifiche, interconnessioni a più livelli strategici, tra istituzioni, operatori sociosanitari e cittadini, trasportando così visioni, tecniche e metodologie dall’Accademia ai territori e alla sua gente. L’Accademia infatti non è in grado di assicurare un rapporto proficuo con il territorio se legata ad attività spesso scollegate con l’oggetto stesso dei suoi interventi, non riuscendo ad entrare in contatto con i problemi concreti.

La legge regionale dunque ha istituito un servizio che collabora in ambito territoriale ad attività di programmazione e progettazione in coerenza con i bisogni sociali, favorendo le attività di ricerca ed adottando strumenti metodologici per le analisi dei bisogni territoriali. Favorisce la progettazione sociale per l’accesso a fonti di finanziamento comunitarie, nazionali, regionali, provinciali di altri soggetti pubblici e privati. Esprime parere su progetti e piani di ristrutturazione e rigenerazione da realizzare tenendo conto dei bisogni delle comunità e della prevenzione dei disagi sociali e relazionali tra cittadini.

In sostanza, diventa essenziale la comunicazione tra soggetti che operano sul territorio per costituire dinamiche inclusive e legate a tante problematiche che caratterizzano qualsiasi realtà e che costituiscono la spinta a creare comunità sempre più funzionali alle relazioni di tutti i suoi membri.

Con questo spirito mi accingo ad offrire uno sguardo riflessivo che sia evolutivo, in quanto non esiste mai una stasi o un conservatorismo, ma una realtà presente che prestando attenzione alle acquisizioni del passato si rivolga ai possibili scenari futuri. Ed allora, il “guardare” deve mettere in discussione la scelta dei problemi, l’adeguatezza di approcci e metodi, ispirandosi alla valutazione critica delle forme esistenti di vita sociale per scoprire qualcosa d’altro.

La ricerca delle cose avviene agendo ed operando in fieri, senza precostituite certezze, realizzando studi e ricerche continuamente messi in discussione.

Il sociologo Franco Ferrarotti ha sempre affermato l’elaborazione di un’idea, una ipotesi, da verificare attraverso la ricerca sul campo, la capacità di non affidarsi ai luoghi comuni, ma elaborare strade certamente complesse e possibili, continuamente confutabili. E per fare ciò occorre essere curiosi, trovare spunti per poter argomentare e approfondire, e dunque avviare un’azione per poter elaborare delle riflessioni.

Quella del sociologo è una professione che va valorizzata. A maggior ragione in un territorio quale quello cilentano, vasto ed articolato e con una serie di problematiche e sfide da affrontare attraverso l’attività di ricerca.

Per fare ricerca è essenziale la costruzione, o ancora meglio la co-costruzione di un lavoro, in cui sia centrale un “noi-collaborativo”, che certamente è altro dal lavoro solitario dello studioso nel chiuso del suo studio. L’apertura è dunque alla collaborazione, allo scambio di idee, alla realizzazione in comune di riflessioni che servono a rilevare le possibili esigenze sociali. Altro elemento della ricerca è la capacità creativa, l’unica che non permette di affezionarsi a ciò che è dato, ma che costituisce la spinta per innovare e creare il nuovo. E questo è il compito del sociologo del territorio.

 

2 Responses to “Sguardi sociologici (1) / Il sociologo del territorio”

  1. Luigi Leuzzi

    Condividendo un approccio evolutivo debbene più specificamente in ambito antropologico sottolineo la valenza pionieristica del programma di rierca del dott.Pasquale Martucci nelle antiche terre del Cilento .Una terra di mezzo tra Campania e Basilicata in cerca di un’attestazione identitaria che la restituisca interprete e sovrana della propria storia e del proprio destino.
    I migliori auguri

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  Anno: 2024

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