Pasquale Martucci
Publication year: 2022

Un anno fa si svolsero tre Convegni nel Cilento, per parlare di emigrazione giovanile e fare un parallelismo tra l’abbandono del territorio di ieri e lo spopolamento del Cilento, e del Mezzogiorno, ovvero la condizione oggi a noi più vicina.

Gli Atti di quegli incontri sono oggi contenuti nel volume: Terra Matrigna – 150 anni di emigrazione e spopolamento del Cilento. Da un allontanamento necessario all’abbandono consapevole. Si tratta delle conclusioni di studiosi che hanno voluto affrontare un tema preoccupante, forse drammatico. Gli incontri furono organizzati dall’Associazione Progetto Centola e dal Gruppo Mingardo/Lambro/Cultura, con il sostegno dei sindaci dei tre comuni e del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano.

Gli interventi riportati nel volume partono dall’emigrazione, dopo l’Unità d’Italia, che ha caratterizzato non solo questa terra, attraverso fenomeni che sono riconducibili ad unitarietà interpretativa, di cui vedremo in seguito. È un territorio che nei decenni non ha impedito l’esodo dei suoi abitanti, ma è anche una terra che dispone di ricchezze e bellezze culturali, che giungono dalla storia ed anche dalla natura, e che dovrebbero essere potenziali risorse da utilizzare per un significativo rilancio.

Si è sempre detto che la storia fa muovere gli eventi; in questo caso si tratta di una storia che si dipana senza che gli uomini riescano a porre degli argini, arrestare le componenti più dannose e pericolose. È la storia che cerca un aiuto, da chiedere ad economia, diritto, organizzazione, all’azione della gente che deve pur acquisire la consapevolezza di evitare un destino ineludibile. La tendenza dovrebbe riguardare “politiche di riequilibrio”, riducendo i difetti strutturali dell’intero Mezzogiorno: controllo del territorio e contrasto alla micro-illegalità, digitalizzazione e innovazione nel rapporto burocratico tra cittadini e controparte istituzionale; investimento nell’istruzione di ogni ordine e grado, con ampio intervento su formazione e trasformazione continua delle abilità e delle competenze; riduzione dei gap infrastrutturali che non permettono un’adeguata connessione socio-produttiva del Sud col resto del Paese e con l’Europa.

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