Nel territorio cilentano le feste devono essere vissute anche attraverso nuove modalità, che chiamerò sociali, di vivere il momento di aggregazione e di condivisione dell’evento festivo.
Molti studiosi compiono una azione di legittimazione anche delle forme partecipative che riguardano sagre e momenti meno legati alla ritualità. Per poter classificare questo tipo di espressioni notiamo dimensioni differenti rispetto alle tradizionali feste: la comunità si apre all’esterno per valorizzare le risorse esistenti.
Oggi la festa potrebbe essere intesa come il tentativo di rifondare il tempo dedicato all’ambito non lavorativo festivo, alla vacanza, con evidenti risvolti consumistici.
Eppure, nonostante ciò, la festa continua a rappresentare valori, comportamenti standardizzati, pratiche collettive e azioni simbolico-rituali che appartengono a tutte le società ed epoche della storia. Il modello formale di interpretazione del significato sociologico della festa, elaborato da Durkheim, è schematizzato nei seguenti elementi: 1) co-presenza fisica di un gruppo; 2) mutua consapevolezza di un comune focus di attenzione; 3) stato d’animo condiviso; 4) simboli o oggetti in prevalenza sacri che rappresentano l’appartenenza al gruppo; 5) energia emozionale che investe i partecipanti; 6) giusta rabbia nei confronti di chi infrange simboli e luoghi sacri.
Se le feste sono spiegate come momento rituale per rinsaldare l’unità sociale all’interno della comunità, esse sono espressione di quei momenti di effervescenza collettiva che permette la ri-costruzione della comunità nei momenti di aggregazione, in cui la coesione si mantiene viva grazie anche alle risorse che ruotano attorno al momento festa.
Le forme contemporanee legate alla condivisione degli eventi sembrano portare al riadattamento dei saperi e delle pratiche tradizionali alle differenti sensibilità prodotte nella società in trasformazione. Ad ogni modo, tale ripensamento e riadattamento viene comunque orientato da valori culturali e sociali che nascono e si sviluppano all’interno di comunità che sono il riferimento costante della festa.
Se la modernità è nata come anti-festiva, in quanto ritenuta funzionale al progresso e alla razionalità, relegando il tutto al folklore e alla passione dei nostalgici del passato, con gli ultimi decenni del novecento si riscontrò una sorta di ritorno a Dionisio. Tutto ciò significava l’esaltazione del corpo, attraverso la danza e la musica, facendo emergere il riscatto dell’elemento festivo considerato come specifico campo di indagine inserito nella dimensione dei differenti comportamenti sociali. In essi diventa essenziale, accanto alla funzione ritualizzata, l’elemento di una socievolezza partecipativa, collettiva, che comunque travalica i confini del razionale.
Si avverte il passaggio dalle feste di una comunità compatta e omogenea, a forme differenti di vivere l’evento. Alcuni hanno parlato di rivitalizzazione, intesa sia come mutamento che recupero dei rituali, inventando nuove celebrazioni e permettendo cambiamenti negli eventi e nei soggetti coinvolti, pur mantenendo significati riconducibili al contesto e alla cultura di riferimento.
Ed allora, organizzatori e attori, allestendo manifestazioni e facendo rivivere personaggi, usi e tradizioni locali, sono coinvolti in azioni associative, nell’ingresso e, talvolta, nella costruzione di veri e propri sistemi sociali che rispondono evidentemente a un profondo bisogno di aggregazione in vista della riproduzione del sistema socio-culturale.
Tutti i partecipanti alla festa, a seconda del ruolo assunto (che può anche essere quello di semplici spettatori) ricavano, sebbene in misura diversa, il beneficio del recupero organizzativo di quel disordine creato dalla complessità sociale in cui si trovano a vivere.
Da questo quadro, emerge una nuova modalità, che intendo sociologica, di considerare le manifestazioni che si svolgono oggi nel territorio: attraverso riscontri sul campo, spesso ho osservato alcuni contenuti che superavano quelli tradizionali, i significati rituali, i rimandi alle forme antiche di concepire il vivere l’evento festivo in una comunità. Mi riferisco soprattutto ad alcuni elementi legati alla partecipazione, alla socialità, al rilievo economico, che caratterizzano le iniziative. Si tratta di tre indicatori utilizzati nello studio delle feste che in determinate occasione ho messo in relazione.
Gli elementi che caratterizzano le feste attuali non possono prescindere comunque dai concetti di tempo in cui si svolge l’evento (momenti legati al ciclo calendariale) e di spazio, che ha subito molte trasformazioni rispetto a quello utilizzato una volta. I luoghi dello scenario festivo sono ormai ampi, molteplici e distinti, per accogliere una moltitudine di persone: sembra prevalere la necessità di ispirarsi ad un concetto oggi di moda: turismo culturale.
Di conseguenza, il quesito da porsi è se questi fattori possano portare a vivere il territorio in maniera più adeguata, nonostante continua inesorabile il fenomeno della migrazione territoriale verso aree più ricche. E, soprattutto, se le iniziative messe in atto da Enti ed Associazioni in qualche misura possano contribuire a valorizzare in maniera differente il loro contesto di riferimento. Occorre però agire non sull’improvvisazione ma sulla “conoscenza e gestione” delle risorse culturali.
Il processo/obiettivo è quello di formulare delle ipotesi di lavoro da verificare e puntualizzare nel tempo: la capacità di lettura e d’interpretazione del passato sono i due elementi da considerare, sempre che riescano a coniugare la “memoria” al “divenire progettuale”. Chi conosce il passato può intervenire su di esso sia per “conservare il vecchio” che per “creare il nuovo”, rivalutando la categoria della storicità verso il “sapere per agire, l’intendere per intervenire, l’aver coscienza del valore dell’ambiente – e, nella stessa maniera, del territorio, del paesaggio, dei beni culturali – per poterli effettivamente gestire e affermare” (A. Musacchio, La regione mediterranea e le matrici del paesaggio, in “Il Paesaggio Mediterraneo” a cura del Centro Internazionale di studi sul paesaggio mediterraneo, Atti del Convegno di Capri, ottobre 1995).
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