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Ciò che caratterizza oggi le nostre società è preservare il passato, la cultura, per far scoprire risorse e ricchezze, materiali e immateriali, avendo però ben presente che l’identità di una terra non può essere confinata alla conservazione dell’esistente ma proiettata verso il futuro.

Questo argomentare mi induce a valutare una identità che parte dai forti fondamenti e, attraverso l’intelligenza di uomini che guardano lontano, si evolve come è giusto che sia per prendere dal vecchio ciò che occorre per progredire. Anche perché la cultura popolare è una grande risorsa, ed allora è necessario far sviluppare un atteggiamento di rispetto, da intendere non come consumo tout-court ma come meditazione, contemplazione, tentativo di riguadagnare il rapporto con la natura.

Lo spunto di queste mie riflessioni parte da tre saggi che ha scritto lo studioso cilentano Ernesto A. Del Mercato: “I Cilentani”; “Lettere a mio nonno”; “Venere coi tacchi”, che rappresentano un interessante approccio intorno al concetto di cilentanità e cultura popolare, quella che ha attraversato tutto il novecento fino agli ultimi due decenni del secolo scorso. (1)

Del Mercato è un attento studioso del Cilento ed ha realizzato importanti contributi per la valorizzazione del territorio. Scrive ne “I Cilentani”: “La mia venuta nel Cilento mi mise di fronte a un territorio e una cultura molto differente dalla città. In città si pensa che il paese sia come una città ma piccola piccola il che non è vero, il cittadino quindi vi rintraccia delle differenze che giudica degenerazioni o anomalie su cui non si sofferma dato il poco tempo in cui vi soggiorna”. (2)

I pensieri dell’autore si indirizzano alla metà degli anni ottanta, non senza compiere considerazioni su periodi precedenti: il dopoguerra, ad esempio, per raccontare del tempo presente differente da quello vissuto una volta, quasi a voler dire: ciò che era bello lo era perché passato.

Si tratta di interrogarsi sulle forme di vita quotidiana, che dal passato passano al presente, e viceversa, che possono essere ricondotte entro un immaginario sociale che caratterizza sempre ogni forma riflessiva. Quell’immaginario è da intendere come spazio e tempo vissuto, fatto di simboli, memorie, racconti di una realtà quasi immutabile, che riconduce ai “cunti”, ovvero la massima manifestazione dell’immaginario: l’espressione che introduce un tipo di comunicazione usuale, non diretta, attraverso la concettualizzazione, attraverso la razionalizzazione dell’esperienza propria e altrui.

Cos’è l’immaginario?

La tendenza delle nostre società è di considerare la vita delle popolazioni attraverso evidenze quotidiane, un modo di allargare gli orizzonti oltre il livello razionale, oltre quella che alcuni reputano la “verità” dell’esistenza. E ciò perché la società non può fare a meno di considerare nella sua complessità tutti gli aspetti di vita materiali e immateriali, che riguardano il pensiero magico, il riconoscimento della cultura antropologica, mettendo in connessione una infinità di variabili.

Uno dei sociologi che meglio ha affrontato l’immaginario è Michel Maffessoli, che ha rilevato come esso contenga la vita vera, così come aveva sostenuto, nella seconda metà del novecento, l’antropologo Gilbert Durand. Tutto ciò considerando il “dovere dello stato” umano di confrontarsi con le sue origini ancestrali, la “dimensione dinamica” del mito. Lo stare insieme sarebbe un sentimento di appartenenza e il reale sarebbe reso possibile nel confronto con irreale, fantasmi, sogni, miti e simboli, che strutturano la vita sociale. (3)

Nell’area cilentana, gli studi storico-sociali dimostrano l’importanza di una commistione di vita materiale e immateriale che condiziona atteggiamenti, comportamenti, vita comunitaria, senso di appartenenza ed attaccamento al territorio. Si tratta delle comunità e degli aspetti tradizionali, le manifestazioni della vita quotidiana e le forme comportamentali, gli elementi rituali e le espressioni devozionali, i momenti e le mitologie festive. Tutto ciò può essere definito il Genius loci, lo spirito, l’anima, l’atmosfera che si respira, ma anche i colori, gli odori, i suoni, il linguaggio della popolazione, il silenzio. È questo un aspetto che riguarda il rapporto tra l’ambiente, l’uomo e le sue abitudini: indica il carattere di un luogo, legato a doppio filo agli elementi che in esso si affermano, includendovi le opere materiali o immateriali, gli enti e gli individui cui si associa un legame storico-culturale che rende unica e immediatamente riconoscibile un’area. (4)

Le riflessioni non possono prescindere dai rapporti comunitari centrati sulle differenze uomo/donna; sulle vite e i caratteri dei cilentani; sulle tradizioni e la ritualità; sul ruolo della donna del passato, che potremmo individuare nella efficace concettualizzazione di Luigi Leuzzi (5): “la grande Madre”, rilevata attraverso riscontri sul campo ed un’indagine mito-archeologica, oltre che psicologica, filosofica e antropologica. Si tratterebbe di un nume femminile che propone un sistema matriarcale.

Facendo un parallelismo con riscontri molto più recenti, si può verificare la congruità di tale tesi in quanto la devozione religiosa e l’attaccamento alle Madonne hanno pervaso la cultura di questa terra, con caratteri al femminile presenti già in una cultura millenaria. La donna nel territorio, con l’avvento della cultura cerealicola, quando la popolazione diventa stanziale, organizzava la sua dimora e si occupava della cura dei suoi familiari per costruire la comunità.

Qui entriamo nella logica del mito, come riduzione narrativa di momenti legati alla dimensione del rito, all’esperienza soprattutto religiosa. Il mito non è altro che un racconto: “c’è una storia da presentare, che ha tratti terribili ma anche risvolti patetici e sorridenti, ci sono dei personaggi in azione, una trama che si snoda”. (6)

Ma la mitologia è spesso intesa come il pensiero dei pensieri, con il potere di generare le nozioni fondamentali della scienza e le principali forme della cultura. Durkheim sostenne l’importanza delle “rappresentazioni collettive”, che si manifestavano attraverso credenze e riti, sacro e profano, magia e religione. I miti appartengono al “sistema delle credenze” e si esprimono attraverso il “sistema rituale”, con cui stanno in continua relazione. (7)

Il mito delinea una concezione sacrale del reale, una concezione che, rivestendo di mistero e di potenza gli elementi del cosmo, si pone agli antipodi della nostra cultura secolarizzata e della sua pretesa di capire tutto, di spiegare tutto, di misurare e quantificare ogni cosa. È conoscenza del reale e trasmissione di generazione in generazione: è tradizione.

L’uomo ha dovuto scontrarsi concretamente con la cruda realtà della vita, come l’esperienza tragica del dolore, visto come un qualcosa di provocato da un agente esterno. In questo contesto, si realizza l’azione propiziatoria, ovvero fare in modo che Dio operi a nostro vantaggio, e di conseguenza ha rilievo utilizzare doni o sacrifici per conformarsi alla sua volontà. Ed allora è essenziale il ricorso alle pratiche devozionali, per chiedere la protezione del Santo che deve difendere la vita quotidiana e quella materiale che ha le sue regole.

Nel Cilento, si è sempre parlato del culto delle sette sorelle, dei santuari dedicati alla Madonna. Fino a qualche anno fa alcuni studiosi hanno cercato di ricondurre alle sette Madonne il modo di aggregare “un’area culturale omogenea”.  Si tratta della visibilità da una certa prospettiva di una serie di Santuari (per l’appunto sette) o meglio della consapevolezza che esistono e servono quasi a proteggere le popolazioni dalla presenza delle avversità per la loro collocazione sulle vette di monti e colli. Le Madonne considerate sono: la Madonna del Sacro Monte (Novi Velia-Monte Gelbison); la Madonna del Granato (Capaccio-Monte Calpazio); la Madonna della Stella (Sessa C.to-Monte Stella); la Madonna della Neve (Piaggine, Sanza-Monte Cervati); la Madonna della Pietrasanta (S. Giovanni a Piro-Monte Pietrasanta); la Madonna della Civitella (Moio della Civitella-Monte Civitella) e la Madonna del Carmine (Catona-Monte del Carmine). (8)

Questa credenza è riconducibile alla simbologia riguardante il numero sette, considerato anche dal Cristianesimo particolarmente importante. Alcuni Vangeli Apocrifi narrano di Anna che dopo sette mesi partorì una bimba; il numero sette sono i giorni della settimana, ma anche l’ultimo giorno della Genesi, “indica un ciclo compiuto ed un rinnovamento positivo”, il ventuno è la perfezione in quanto risultato della moltiplicazione del sette con il tre (attributi della Sapienza). Ma il sette è anche il numero de: I sette dolori della Beata Vergine Maria (oggi la ricorrenza si chiama Beata Vergine Maria Addolorata). Essi sono: “la fuga in Egitto”, “la scomparsa di Gesù per tre giorni fino al ritrovamento nel tempio”, “il viaggio del Cristo con la croce fino al Calvario”, “la Crocifissione con l’addio sulla croce”, “la morte del Figlio”, “il momento in cui il Figlio è staccato dalla croce” e “la sepoltura”. (9)

Se nel Cilento la vita quotidiana si svolgeva tra lavori nei campi, pratica religiosa e intimità della famiglia, l’educazione dei ragazzi e delle ragazze avveniva nella comunità familiare e di villaggio, assimilando i costumi, le credenze, i sistemi di vita e di lavoro tramandati da generazioni.

Al centro della casa vi era il camino, fuculàre, intorno a cui si svolgeva la vita domestica, con una caldaia piena d’acqua posta sul fuoco. Lì si tramandavano le tradizioni e si educavano i componenti la famiglia attraverso principi imprescindibili: amore coniugale e filiale, legami di solidarietà ed unità dell’intera comunità. Tutta la famiglia però doveva privilegiare il lavoro, quello delle donne, degli uomini e degli stessi bambini che venivano avviati alla vita fuori di casa. Il lavoro prevalente era contadino; poi c’erano artigiani e commercianti. Si coltivavano piccoli terreni, si allevavano pochi animali: era una fatica quotidiana. A volte la famiglia aveva un piccolo campo di proprietà, ma nella stragrande maggioranza dei casi offriva la sua manodopera a proprietari di più estese estensioni di terreno. La mattina il contadino si cibava di verdure, pomodori, formaggio; a mezzogiorno un piatto a base di legumi, patate, qualche pezzetto di salame, qualche fico secco o castagne, un bicchiere di vino. L’uomo e la donna avevano compiti diversi. Il primo caricava l’asino con tutto l’occorrente per andare al lavoro, si faceva precedere dall’animale; la donna svolgeva le faccende domestiche, si occupava di casa e figli, preparava la colazione, la riponeva in una cesta da portare in campagna. Conduceva con sé le capre e a volte un maialino; portava una sporta sulla testa dove c’era deposto il bambino, una cesta era tenuta sotto un braccio. Il marito zappava, tagliava l’erba, mieteva il grano, raccoglieva frutta; la moglie aiutava, si occupava del figlio, preparava da mangiare per tutti, raccoglieva verdure per il pranzo e la cena. Dopo il lavoro, l’uomo badava alle necessità dell’asino e poi a volte si recava all’osteria per bere un bicchiere con gli amici; la donna era impegnata nelle pulizie di casa, rammendava la biancheria, si occupava dei figli, degli animali (capre, mucche, maiale). Poi qualche chiacchiera con le vicine e la gestione dell’ospitalità. La sera il marito alticcio di ritorno dall’osteria litigava con la moglie, prima di soddisfare velocemente le sue voglie e prendere sonno. (10)

Il presente ha ampiamente modificato le cose: non c’è possibilità di ritornare all’antico, né di conservare l’esistente. Ma è anche importante sostenere che l’affermazione del nuovo e l’abbandono del passato è questione del tutto fuorviante, in quanto non si lasciano mai del tutto le cose date, così come non è mai tutto interessato al nuovo: c’è un concatenarsi di condizioni, un integrarsi di ciò che accade su un substrato apparentemente consolidato.

Ed allora, quale Cilento può mantenere vive le memorie del suo passato per proiettarle verso il futuro?

Nelle riflessioni di del Mercato emerge una forte critica all’idea del consumo che dovrebbe essere differentemente indirizzata: parlo del “consumo culturale”. (11) Se i membri di una comunità sono impegnati nella costruzione del mondo in cui vivono, per fare questo utilizzano i beni creati in conformità con il progetto della cultura di riferimento. I principi sono le idee, che permettono di distinguere, classificare e collegare i fenomeni culturali, considerando “il consumo in una dimensione etica”, che presuppone una maggior richiesta di qualità della vita includendo l’interesse per l’ambiente.

Qualcuno ritiene importante il ruolo dei mediatori culturali che potrebbero essere efficacemente utilizzati per la promozione dei beni territoriali, con l’auspicio che la cultura possa investire un pubblico più ampio. Come un viaggiatore che stimoli la propria curiosità per osservare diversità e uguaglianze, ma anche bellezze, paesaggi, beni storico-archeologici, trasformando il contesto in qualcosa di personale, ecco che il consumatore di cultura può interpretare le risorse territoriali attraverso la memoria e le esperienze accumulate. Del resto Baudrillard, a proposito della forma di differenziazione sociale ha proposto una società basata su forme culturali e simboliche, anche per via di una natura relazionale della fruizione dei beni culturali.  (12)

Su queste basi, occorre ripensare una nuova identità cilentana, compiendo un passo avanti e affrontando nuove e più innovative ricerche in funzione della salvaguardia e della divulgazione, senza intenti nostalgici, ma con l’attenzione di utilizzare le nuove tecnologie a supporto della fruizione della cultura. Qui devono intervenire le nuove generazioni che devono riscoprire il rapporto con il proprio passato, perché non si può capire il presente se non lo si confronta con ciò che l’umanità ha costruito nel suo sviluppo storico.

È opportuna, dunque, una nuova progettualità territoriale che metta in gioco la capacità creativa ed auto-organizzativa delle comunità locali, che devono fungere da laboratori di sperimentazione per un quadro strategico che esplicitamente ricerca la propria legittimazione nella capacità di innescare lo sviluppo sostenibile delle nostre comunità, che oggi rischiano l’abbandono e la dimenticanza.

Per tutte queste ragioni ho trovato interessanti negli spunti di del Mercato alcuni passaggi significativi sulle tradizioni e la cultura popolare, perché il passato è sempre memoria storica ed in quanto tale va preservato.

 

 

Note:

 

  1. E.A. Del Mercato: I Cilentani; Lettere a mio nonno; Venere coi tacchi, in corso di pubblicazione.
  2. E.A. Del Mercato: I Cilentani, cit.
  3. G. Durand, Introduzione alla mitodologia, a cura di V. Grassi, Mimesis, 2022.
  4. P. Martucci, Del Cilento e del suo Genius loci. Epistemologia di un territorio tra tradizione e cambiamento, Susil Edizioni, 2023.
  5. L. Leuzzi, Il Cilento. La Grande Madre, Centro di Promozione Culturale per il Cilento, 2014.
  6. U. Albini, in R. Graves, I miti greci, 2 voll., Longanesi, 1963.
  7. È. Durkheim, Le forme elementari della vita religiosa, Mimesis 2013, or. 1912.
  8. P. Martucci, A. Di Rienzo, Il sacro e il profano, Ed. Studi e ricerche, 1998.
  9. A. Cattabiani, Calendario. Le feste, i miti, le leggende e i riti dell’anno, Rusconi Libri, 1988.
  10. Cfr.: F. Dentoni Litta, Antiche tradizioni del Cilento, CI.RI. Cilento Ricerche, 1985; P. Martucci, A. Di Rienzo, Identità cilentana e cultura popolare, CI.RI. Cilento Ricerche, 1997.
  11. E.A. Del Mercato, saggi citati.
  12. V. Codeluppi, Sociologia dei consumi, Carocci, 2022.

 

 

 

 

2 Responses to “Cilento: l’immaginario e le nuove comunità”

  1. Alessandro

    molto interessante. Una Regione ancora da scoprire sotto l’aspetto storico, ritualistico, dove miti e tradizioni andrebbero conservati, registrati, dal punto di vista antropologico, soprattutto attraverso ciò che rimane di reperibile dal racconto orale, specie nei paesi nell’entroterra dove credo il turismo sia ancora latente. Credo il Cilento dove mi sono recato spesso sia ancora un isola. Mi permetto l’unico dissenso al suo saggio, riferito ala frase “nuove tecnologie a supporto della fruizione della cultura”. Non ho capito cosa intende.

    • Pasquale Martucci

      Grazie. Presto detto: il “turismo culturale” necessita di forme promozionali che potrebbero essere attivate grazie ai supporti tecnologici. La tradizione deve essere divulgata e registrata, come sostiene, ma occorre superare le vecchie logiche di divulgazione che non sempre hanno un rilievo ampio e accessibile.

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Epistemologia della complessità – EDGAR MORIN

EDGAR MORIN L’attualità del pensiero del teorico della complessità e la centralità della relazione soggetto-oggetto-ambiente per realizzare l’inizio di un […]

Aprile 29th, 2020

Pagine di storia / I Basiliani

I Basiliani e le comunità cilentane di Pasquale Martucci   A questi monaci, arrivati nel territorio a nuclei sparsi o […]

Aprile 25th, 2020

Martin Heidegger – letture critiche

Contro l’odio, i fascismi e i populismi, propongo la lettura del volume di Antonio Peduzzi sulle controverse idee del grande […]

Aprile 16th, 2020

Sapori&saperi – la tipicità cilentana

La storia dell’alimentazione e la tipicità cilentana di Pasquale Martucci   La scoperta e la riproposizione della tradizione alimentare è […]

Aprile 11th, 2020

Gli insegnamenti di un maestro: Aldo Musacchio

Cultura e formazione umana come fattori indispensabili allo sviluppo   Il sociologo dello sviluppo Aldo Musacchio, docente in diverse Università […]

Aprile 9th, 2020

Coronavirus: biologia o economia?

Coronavirus: biologia o economia?   Il filosofo Umberto Galimberti propone le sue argomentazioni/concettualizzazioni sul Coronavirus. Riprendo alcune parole chiave tratte […]

Marzo 29th, 2020

Le paure sociali – Ritualità e distanze sociali

Ritualità e distanze sociali   In un periodo di crisi per la pandemia da coronavirus vengono modificate le forme rituali […]

Marzo 28th, 2020

XXIV Edizione Concorso di Poesia

XXIV Edizione Concorso Internazionale di Poesia “Il Saggio – Città di Eboli” dedicato a Orlando Carratù con Borse di studio […]

Marzo 20th, 2020

Fenomeni criminali – La ‘ndrangheta

Il mito dell’invisibilità di Pasquale Martucci   Svuotare la ‘ndrangheta dall’interno significa fare capire che il crimine crea ricchezza per […]

Marzo 10th, 2020

Le paure sociali – Complessità e coronavirus

Complessità e coronavirus La lezione di Miguel Benasayag di Pasquale Martucci   Non mi ero ancora occupato di coronavirus per […]

Marzo 6th, 2020

Antichi rituali – La rinascita

Il tempo quaresimale di Pasquale Martucci   Nella cultura popolare il bisogno del sacro è essenziale, in quanto l’uomo avverte […]

Febbraio 28th, 2020

La storia come un romanzo

Ancora alcune riflessioni sull’opera di Antonio Scurati: “M. Il figlio del secolo”, Bompiani 2018.   La storia come un romanzo […]

Febbraio 25th, 2020

Concorsi di poesia e narrativa – “Centro Culturale Studi Storici”

 

Febbraio 19th, 2020

Riti&tradizioni – Carnevale

La tradizione delle maschere   Di seguito, riporto alcuni brani tratti dai riti e alle tradizioni cilentane carnevalesche. Si tratta […]

Febbraio 6th, 2020

Tendenze sociologiche – Luca Ricolfi

La società del Giovin Signore   Giovin Signore, o a te scenda per lungo Di magnanimi lombi ordine il sangue […]

Gennaio 28th, 2020

Pagine di storia – I Bulgari nel Basso Cilento

I Bulgari nel Basso Cilento   L’area della valle del Mingardo è stata interessata, dopo il crollo dell’impero romano, dalla […]

Gennaio 23rd, 2020

Tendenze epistemologiche – Jürgen Habermas

Dopo dieci anni di lavoro, a 90 anni compiuti, il teorico dell’agire comunicativo, dei paradigmi di mondi vitali e sistemi, […]

Gennaio 16th, 2020

Riti&tradizioni – Sant’Antonio Abate

La festa del fuoco   “Il rumore serve a spaventare e allontanare le potenze maligne, il fuoco a illuminare il […]

Gennaio 7th, 2020

Riti&tradizioni – La festa del maiale

Il destino del porco di Pasquale Martucci   A gennaio, quando è ormai ben grasso, l’animale è prelevato con l’inganno […]

Dicembre 24th, 2019

Un anno da non dimenticare

http://www.ricocrea.it di Pasquale Martucci Un anno da non dimenticare e l’auspicio di un Buon 2020   Un anno fa, nel […]

Dicembre 18th, 2019

Storia&tradizioni – I rituali natalizi del Cilento

Antonio Di Rienzo, ricercatore di cultura storica e tradizione popolare cilentana, alla fine del 1987, su “Il Mezzogiorno Culturale” (A. […]

Dicembre 15th, 2019

Pagine di storia – Salerno longobarda

Salerno longobarda di Pasquale Martucci   Nell’anno 849, millecentosettanta anni fa, Salerno divenne uno dei due principati longobardi del sud; […]

Dicembre 10th, 2019

Pagine di storia – Il castello di Rocca

Il castello di Rocca   Le prime notizie su Rocca Cilento (da rocca, roccia, fortezza su un monte; XI secolo: […]

Dicembre 7th, 2019

Storia&tradizioni – La festa dell’Immacolata

La festa dell’Immacolata Le regioni italiane si preparano al Natale con tradizioni sacre, festeggiamenti antichi e piatti tipici di Nisia […]

Dicembre 2nd, 2019

La partecipazione e l’agorà

Un popolo di persone normali e di tutte le età, accomunati dalla lotta ai populismi, sfidano con partecipazione civile e […]

Novembre 23rd, 2019

Le vie di fuga dalle chiusure identitarie

Le vie di fuga dalle chiusure identitarie di Pasquale Martucci   “Siamo pieni di vie di uscita. Forse sono proprio […]

Novembre 18th, 2019

Storia&tradizioni – L’olio d’oliva

L’OLIO D’OLIVA: UNA COSTANTE NEI SECOLI La molitura delle olive tra significati e tradizioni del presente e del passato di […]

Novembre 16th, 2019

Memorie dal territorio – Dopo la ruralità

La quietanza meridionale. I paesi dell’osso dopo la ruralità

Novembre 11th, 2019

Storia&tradizioni – San Martino

“A San Martino se fano i zeppule e se prova u’ vino” Tradizioni culinarie cilentane nell’estate di San Martino   […]

Novembre 10th, 2019

Muri da abbattere

Trent’anni fa veniva abbattuto il Muro di Berlino, anche se ancora oggi sono tanti i muri simbolici e fisici che […]

Ottobre 31st, 2019

Natuzza Evolo / tra vita e aldilà

Dieci anni fa si spegneva Natuzza Evolo, una donna che ha rappresentato, nella cultura popolare religiosa, un forte legame tra […]

Ottobre 28th, 2019

Territorio&Cultura – la poesia

Concorsi di poesia di Gaeta (LT) e di Auletta (SA)

Ottobre 20th, 2019

Memorie dal territorio – Fiore!

Ricevo e pubblico due brani di Antonio Pellegrino. Nella foto c’è Gerry il pastore, chiamato anche Fiore.   Fiore! Sempi […]

Ottobre 7th, 2019

Memorie dal territorio – E’ cangiata l’aria

Con questo intervento, una riflessione sul cambiamento dei tempi, inizia la collaborazione di Antonio Pellegrino (laurea in Sociologia), attuale Presidente […]

Ottobre 6th, 2019

Idee & parole – Ernesto de Martino

Il mondo magico di Ernesto de Martino di Pasquale Martucci “Presenza, esserci nel mondo, esserci nella storia sono espressioni equivalenti […]

Settembre 25th, 2019

Idee & parole – I saperi di Dionigi

Nella criticità della vita di oggi, occorre che l’individuo ripensi un “nuovo umanesimo” che tenga conto della storia e della […]

Settembre 20th, 2019

Storia&tradizioni – Il giorno delle antiche nozze

Ricevo e pubblico l’articolo di Nisia Orsola La Greca Romano sul rito nuziale   Da sempre le nozze rappresentano un […]

Settembre 15th, 2019

Idee & parole – Socrate

Nella nostra società si avverte il bisogno di tornare a valorizzare le molteplici forme del dialogo, così come indicato da […]

Agosto 25th, 2019

Le storie – Jerry Essan Masslo

A trent’anni dall’omicidio di JERRY MASSLO ancora non abbiamo compreso che … “Ciascuno di noi è straniero di un altro” […]

Agosto 15th, 2019

Idee & parole – Giovambattista Vico

Vatolla, Vico e la cipolla di Pasquale Martucci Vatolla è situata su una collinetta che domina il paesaggio sottostante e […]

Agosto 8th, 2019

Idee & parole – Fabrizio De André

“Per quanto voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”   L’espressione è tratta da: “Storia di un impiegato”, un […]

Agosto 4th, 2019

Bibbiano, dove sta il bene dei bimbi

LETTERA APERTA DEGLI OPERATORI DELL’INFANZIA È stata scritta una lettera/appello da Mauro Mariotti e Paolo Siani. Aderisco pubblicando il documento, […]

Luglio 31st, 2019

Storia e tradizione culinaria – La festa del Santo Patrono

Ricevo e pubblico il lavoro di Nisia Orsola La Greca Romano, sulla festa del Santo Patrono nella tradizione culinaria del […]

Luglio 31st, 2019

Storia e tradizione culinaria – La cucina dei marinai

Ricevo e pubblico il lavoro di Nisia Orsola La Greca Romano, sulla tradizione culinaria dei marinai   AVE MARIS STELLA […]

Luglio 30th, 2019

Vallo della Lucania – Il rito di San Pantaleo

Il rito di San Pantaleo di Pasquale Martucci   San Pantaleone è festeggiato almeno in due grossi centri del territorio […]

Luglio 24th, 2019

Idee & parole – Antonio Gramsci

Il concetto di egemonia culturale e la questione meridionale di Pasquale Martucci   Cent’anni fa, il 1 maggio 1919, iniziò […]

Luglio 14th, 2019

Cosmo Guazzo: una vita al servizio del territorio

Presso la Pro-Loco di San Martino Cilento, sabato 13 luglio 2019, per riflettere sui lavori di Cosmo Guazzo si è […]

Giugno 26th, 2019

Epistemologia della soggettivazione

Il soggetto/attore, i diritti universali e la società ipermoderna nel pensiero di Alain Touraine di Pasquale Martucci   Assistere ad […]

Giugno 9th, 2019

Un antico rituale: la festa del pane

La festa del pane di Pasquale Martucci     La panificazione è stato sempre un momento molto importante nella tradizione […]

Maggio 19th, 2019

Contro l’indifferenza, per la conoscenza

Intolleranza, divieti, tentativi di limitazione delle libere espressioni di idee: una sorta di società ad una dimensione, quella prevalente. Tutto […]

Maggio 17th, 2019

In memoria di Domenico Chieffallo

Per ricordare lo storico e meridionalista cilentano, produciamo alcune considerazioni e un articolo del 1995 di Domenico Chieffallo.   Note […]

Maggio 5th, 2019

Grave perdita per la cultura cilentana

Riceviamo e pubblichiamo un commento / ricordo sulla scomparsa dell’amico Amedeo La Greca, da parte del prof. Emilio La Greca […]

Maggio 5th, 2019

Riti e tradizione non solo culinaria del Cilento

Ho con  grande interesse letto gli scritti di NISIA ORSOLA LA GRECA ROMANO sulla tradizione culinaria del Cilento, e non […]

Maggio 5th, 2019

Comunità e cultura popolare, linguaggio, cilentanità

Dopo aver realizzato molti studi sul territorio, a partire da questo intervento analizzo gli elementi che ne costituiscono i tratti […]

Aprile 15th, 2019

Simboli e Rituali – Il Cilento Antico e “Il canto dei cumpràti”

Il Cilento Antico e “Il canto dei cumpràti” di Pasquale Martucci   I rituali rappresentano “una connessione tra passato, presente […]

Marzo 11th, 2019

DINO BETTI

Un uomo che ha attraversato, vissuto e trasmesso il suo tempo di Anna Avagliano e Pasquale Martucci   Dino Betti […]

Febbraio 21st, 2019

Verso un modello postindustriale. La proposta del sociologo Domenico De Masi.

I limiti delle società attuali e le possibilità del “migliore dei mondi esistiti finora”. Occorrerebbe costruire un modello ideale di […]

Febbraio 13th, 2019

Ricerca Bibliografica sul Cilento

Progetto: “BENI CULTURALI CNR” Anni 1998-2000 C.P.S. Ricerche S.r.l. / Università di NAPOLI – Facoltà di Sociologia   Tra il […]

Febbraio 7th, 2019

LA SCELTA DI RICOCREA

LA SCELTA DI RICOCREA Ricerca, costruzione, creazione, queste sono le parole chiave del sito che ho da qualche mese realizzato: […]

Febbraio 1st, 2019

Matera Capitale Europea della Cultura 2019. La visione del sociologo Aldo Musacchio

La visione di Aldo Musacchio: i fondamenti di una cultura per lo sviluppo del territorio di Pasquale Martucci   Per […]

Dicembre 25th, 2018

Festa al Castello: cultura e memoria – dicembre 2018

TEGGIANO Festa al Castello: cultura e memoria di Pasquale Martucci   La Corte in Festa – Natale al Castello, Teggiano […]

Dicembre 10th, 2024

Su turismo e cultura

Ricevo da Gianni D’Alessandro il seguente scritto critico rispetto ad un turismo che potrebbe essere distruttivo per la cultura dei […]

Dicembre 6th, 2024

Le storie negate

Alcune considerazioni a partire dal romanzo di Giovanna Di Francia: “Anche in carcere viene Natale”, Independently published, 2023.   Ascoltare […]

Dicembre 3rd, 2024

Sguardi sociologici 3 – Spopolamento, qualche numero

Il territorio cilentano conosce il triste fenomeno dello spopolamento specie nelle zone più interne. Ciò accade per il problema della […]

Novembre 28th, 2024

Giovani ed emigrazione: la percezione del fenomeno

In questo scritto, mi occuperò dell’emigrazione giovanile che caratterizza in maniera diffusa l’intero Paese, confrontando le ricerche realizzate da vari […]

Novembre 22nd, 2024

Il vero ritratto di Dante immateriale

Gaetano Barbella invia uno scritto (che pubblico di seguito) in cui considera la figura di Dante Alighieri attraverso una “nuova […]

Novembre 19th, 2024

Il turismo e le nuove tecnologie

Quando parliamo di turismo, la prima considerazione è di valutare il rapporto tra i turisti/visitatori e l’ambiente esterno, le risorse […]

Novembre 17th, 2024

I giovani incontrano l’arte: l’osservazione di una interazione

Un interessante esperimento di interazione tra i giovani è l’arte è stato realizzato lo scorso 15 novembre 2024, presso l’Auditorium […]

Novembre 14th, 2024

La sociologia di Franco Ferrarotti

È scomparso all’età di 98 anni Franco Ferrarotti, considerato da molti il padre della sociologia, certamente colui che ha contribuito […]

Novembre 11th, 2024

La parola viva

Paul Ricoeur, in “La parole est mon royaume” (Esprit, 1955), sosteneva che la parola era il suo lavoro, il suo […]

Novembre 5th, 2024

Osservare il margine: lo sguardo di Gaetano Barbella

Gaetano Barbella mi ha trasmesso uno scritto che riprende l’ultima parte dell’articolo “Sguardi sociologici 2 / Osservare il margine”. Ringrazio […]